domenica 13 novembre 2011

Allarme Nuovo Policlinico: Non ci sono soldi in cassa, pronto il piano di emergenza per sopprimere ambulatori e reparti

"Policlinico pronto alla chiusura"


di Enzo Musella
Piove sul bagnato sulla malandata Sanità pubblica in Campania, quella sprofondata in un deficit finanziario di ben 8 milioni di euro. L'azienda sanitaria che fa capo alla Federico II è al collasso finanziario. Dietro l'angolo c'è il blocco dell'assistenza, della didattica e della ricerca. Nelle casse dell'azienda sanitaria non c'è un euro. Le ditte che forniscono i servizi di lavanderia, mensa, vigilanza e smaltimento rifiuti speciali, non vengono pagate da oltre due anni e minacciano di interrompere la fornitura delle prestazioni. Un scenario drammatico che coinvolgerebbe 3mila pazienti, 650 pazienti ricoverati nei vari reparti e 2mila accessi in Day Hospital, senza contare gli ammalati che si recano presso gli ambulatori.
"In questo Policlinico, così come in Regione e negli stessi ministeri non c'è l’etica della decisione. Il problema è la mancanza di decisione, non c’è chi decide: rettore, direttore generale, preside di facoltà, sub commissari regionali, ci sono troppe persone coinvolte che hanno prospettive diverse. Le attività assistenziali, di didattiche e ricerca, possono bloccarsi per due motivi, o per la mancata fornitura dei servizi di lavanderia, mensa, etc, o per mancanza di personale, un'altra piaga di questa organizzazione sanitaria. La non decisione è il dramma di questo policlinico, che è il dramma del Paese". Esordisce così Luigi Quagliata, direttore sanitario dell’azienda sanitaria del Nuovo Policlinico.

"Questa azienda sanitaria al momento non dispone di un euro di cassa. Le ditte che prestano servizi essenziali come la lavanderia, la mensa o la vigilanza, non vengono pagate da oltre due anni e da tempo hanno minacciato di interrompere le forniture - afferma Quagliata -  il problema che si porrebbe in una situazione come questa sarebbe andare a chiudere le strutture un pò alla volta e pensare al destino dei pazienti, mi chiedo, qual è la situazione degli altri ospedali campani. Per quanto si dica male del Policlinico, abbiamo diversi centri d’assistenza, e siamo tra i pochi a trattare pazienti che altrove non verrebbero curati, come potrebbero, in caso di blocco dell'assistenza, gli altri ospedali ricevere la massa di pazienti che ogni giorni assistiamo - chiosa il manager - molti ammalati cercheranno assistenza fuori dalla Campania e aumenteranno le spese per la Regione".
C'è una via d'uscita da questa impasse?
"Non so rispondere. Non possiamo tornare indietro e sistemare gli errori del passato. L’unica strada da seguire è ridimensionare e riorganizzare le attività. Certo non possiamo più immaginare che ci possano essere 22 palazzi, 6 o 7 chirurgie. Bisogna accorpare i reparti e far funzionare il sistema in modo diverso".
C'è un piano d'emergenza? La domanda l'abbiamo rivolta ad Elena Giancotti, direttore di presidio dell’azienda ospedaliera della Federico II.
"Abbiamo già messo in atto una serie di procedure, da quella della possibile dimissione dei pazienti, alla forzatura della chiusura degli ambulatori, alla possibile riduzione delle attività ambulatoriali, evitando un blocco totale ed immediato".
Quali sono i punti chiave del piano?
"Per prevenire in qualche modo gli effetti devastanti di un evento di simile portata, che mi auguro non accada mai, è già operativo un gruppo di persone della direzione sanitaria periferica del Nuovo Policlinico che sta lavorando in tutti gli edifici del complesso ospedaliero al fine di razionalizzare i consumi, creare dei margini di riserva e fare in modo tale che se scatta l’allarme ci siano almeno dieci giorni di tempo per garantire a pieno regime l'assistenza sanitaria ed avere il tempo di organizzare un piano B".

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