di Marina Ranucci
L’apporto dell’esame ecografico può essere di grande aiuto nella diagnosi delle malattie del sistema nervoso periferico. È quanto suggerisce uno studio condotto dagli italiani Luca Padua, del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico Gemelli di Roma, e Carlo Martinoli radiologo dell'Università di Genova, pubblicato sulla rivista European Journal of Neurology. L’insieme dei nervi che mettono in comunicazione il cervello ed il corpo, i muscoli e la cute, possono essere finalmente “visti” grazie all’uso dell’ecografia, così da riuscire ad individuare eventuali lesioni ed elaborare una corretta e veloce diagnosi.
Ad oggi l’esame strumentale prescritto per le malattie del sistema nervoso periferico è l’elettromiografia, ovvero la valutazione della salute e dell’integrità dei nervi in base alla loro conduzione della corrente. Grazie all’abbinamento dell’ecografia sarà possibile diagnosticare immediatamente malattie come la sindrome del tunnel carpale, lesioni del plesso brachiale (rete di nervi che controlla i muscoli di spalla, braccio, gomito, polso, mano e dita) ed anche lesioni causate da incidenti stradali in auto e moto. L’ecografia quindi, permette di vedere i nervi lesionati, riconoscere il tipo di lesione, come una lente focalizzata sul danno. Le malattie del sistema nervoso periferico sono molto frequenti, anche nei giovani: ad esempio la sindrome del tunnel carpale – ovvero lo schiacciamento dei nervi del polso - colpisce il 10% della popolazione adulta; altra patologia è l’intrappolamento del nervo ulnare nel gomito «Ma ci sono anche - spiega Padua - malattie rare come le neuropatie autoimmuni, dovute cioè a danni causati ai nervi dal sistema immunitario del paziente che va “in tilt” e attacca il proprio corpo, o il “neuroma di Morton”, un ingrossamento di un nervo del piede che provoca violenti dolori con sensazione di scosse elettriche ad una o più dita». Con queste delicate malattie si può incorrere spesso in errori diagnostici o difficoltà nella definizione che ritardano l’inizio della terapia o dell’intervento più indicato, tutto a danno del paziente. Lo studio è stato effettuato su 130 pazienti che presentavano un sospetto clinico di lesione di un nervo periferico: «Abbiamo valutato la diagnosi fatta con la sola elettromiografia e la diagnosi con la combinazione elettromiografia/ecografia – spiega Padua – e abbiamo quindi chiesto ad una persona non coinvolta nello studio, di valutare il contributo dato dal completamento con ecografia, presentando due opzioni: “contributo significativo nella diagnosi e nella terapia” e “non contributo”. Siamo riusciti ad avere conferma di ciò che noi attuavamo da qualche anno, e cioè che usare i due strumenti insieme determina un grandissimo miglioramento per la definizione della malattia e per decidere la cura». E questo eviterebbe anche i gravare economicamente sulla sanità pubblica, evitando di svolgere esami superflui e costosi, fornendo anche al medico informazioni più accurate su cui basarsi per effettuare la diagnosi. «Abbiamo dimostrato – chiosa Padua - che aggiungendo all'elettromiografia una ecografia, veloce e poco costosa, nel 40% dei casi si migliora la diagnosi e quindi anche la terapia assegnata al paziente. Con l’ecografia possiamo finalmente vedere direttamente i nervi del paziente, stabilire se sono ingrossati, gonfi, con una struttura alterata, compressi, colpiti da un tumore, tagliati. Vediamo anche la struttura interna dei nervi, ovvero l'equivalente dei fili di rame che corrono all’interno di un cavo elettrico». Un quadro completo e dettagliato quindi, che la sola elettromiorgafia, come hanno illustrato gli esperti, non riusciva a rendere nella stessa accuratezza. (Fonte: Adnkronos)
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