mercoledì 2 novembre 2011

Oggi, Piazza Affari chiude rialzo. L'indice Ftse Mib sale del 2,31%

Mercati ancora sotto l'effetto della "tempesta perfetta" di ieri, la crisi greca resta ancora al centro dell'attenzione, per l'Italia è ancora allarme rosso

di Enzo Musella 
Oggi, Piazza Affari chiude rialzo. L'indice Ftse Mib sale del 2,31% a 15.273 punti. Piazza Affari termina in buon rialzo, sostenuta dalle banche, e, dopo una mattinata volatile, ritrova nel pomeriggio i massimi dell'avvio, grazie anche al buon andamento di Wall Street. La crisi greca resta comunque al centro dell'attenzione e già stasera sono attesi importanti segnali dagli incontri precedenti il G20 di Cannes e, per quanto riguarda l'Italia, dal consiglio dei ministri. L'indice Ftse Mib è salito del 2,31%.
Sono stati così i due istituti di credito più grandi a guidare i rialzi di Borsa, con Unicredit in progresso del 7,34% e Intesa Sanpaolo del 5,06%, dopo che alla vigilia erano stati particolarmente bersagliati. Tra gli altri titoli bancari, Mps avanza del 2,80%, il Banco Popolare dell'1,73% e Mediobanca dell'1,37%. Storia a parte per la Bpm, che perde il 2,94% dopo anche uno strappo al ribasso nel mattino, tra le incertezze per l'aumento di capitale, penalizzata però oggi dall'indicazione degli analisti di Kepler che consigliano di ridurre il titolo in portafoglio. In qualche modo la Borsa di Milano è uscita  fuori dalla "tempesta perfetta" come è stata definita dagli analisti quella che si è abbattuta ieri sull'intero sistema economico e finanziario italiano. A innescarla è stato il vento proveniente dalla Grecia. Infatti il referendum proposto dal governo greco mette «a rischio il piano» salva-euro europeo. Atene - avvertono gli analisti - è più vicina a un default non ordinato e «forse a un'uscita dall'area euro». Lo riporta il New York Times, sottolineando che «la paura maggiore» è che il referendum in Grecia «possa mettere a rischio gli sforzi dell'Europa per una significativa riduzione del debito in altri paesi, soprattutto in Italia, che è alle prese con la sua crisi politica e che è un'economia più grande e con più debito della Grecia». Le notizie che giungono d'oltre oceano non rassicurano l'Italia, né tanto meno il governo Berlusconi che in queste ore è al centro di una turbolenza di notevole dimensione. L’ultima spallata all’attuale governo in carica l’ha data Nouriel Rubini, nobel per l’economia: «l'Italia sta pagando un "premio-Berlusconi" sui mercati», commentando così il salto oltre il 6% dell’ultima asta dei Btp decennali. E’ bene ricordare che in scienza dell'economia per “premio” si intende il rendimento aggiuntivo (rispetto alla media di mercato) da garantire agli investitori per invogliare ad acquistare i propri titoli di investimento, premiandoli – appunto - per rischiare i propri fondi. Nel caso specifico i titoli del debito pubblico italiano. Secondo gli esperti del settore «siamo al punto di non ritorno. I rendimenti dei Buoni decennali del Tesoro sarebbero «a un punto percentuale dalla quota di allarme, che per gli altri stati membri ha fatto scattare il piano di aiuti di emergenza», e nonostante gli interventi della Bce sul mercato secondario, con le diverse “iniezioni” di liquidità. Una situazione a dir poco preoccupante che riflette i suoi aspetti negativi anche sul mercato edilizio, specie nelle transazioni immobiliari che si concludono grazie all'erogazione di un mutuo.  Sale lo spread, sale il rischio per le banche, costrette ad affrontare maggiori costi nella ricerca di liquidità. Costi che si abbattono sul cliente che chiede un mutuo. Come? Il tasso di un mutuo viene determinato da quello europeo - oggi stabile, se non in calo - e dallo spread bancario, ovvero il ricarico applicato ai finanziamenti. Per una banca, in una congiuntura negativa, il rifinanziamento è un azzardo: così lo spread bancario schizza. Ne consegue che il tasso finale a cui viene concesso un mutuo, pur calmierato dal tasso europeo, risulta in costante crescita. Secondo l’ultimo bollettino dell’Abi, in agosto il tasso di interesse medio si è attestato al 3,5% rispetto al 3,22% registrato  il mese precedente. Il costo medio di un mutuo spalmato sul totale dei suoi anni è cresciuto  così in media del 10,8 per cento. Le ragioni per cui l’Italia è uno dei paesi più a rischio-contagio della crisi debitoria in Europa sono diversi e tutti rilevanti: uno dei debiti pubblici più alti al mondo, una crescita economica prossima allo zero e una fortissima incertezza politica. L’ultima asta per i titoli pubblici di qualche giorno fa ha riguardato oltre tre miliardi di euro a tre anni. Il rendimento è stato il più alto dal 2000, ossia 4,93%. A breve saranno 250 miliardi i titoli in emissione, per finanziare il funzionamento dello Stato, e rimanendo i tassi attuali sul 6% il bilancio nazionale sarà gravato di ulteriori 5 miliardi  solo di interessi maggiori rispetto ai dodici mesi precedenti, quando era intorno al 4% anni. Quanto ai “differenziali” nei tassi di rendimento rispetto agli altri paesi dell’area euro bisogna rilevare che, contrariamente alla scorsa estate, quello con i titoli pubblici tedeschi sfiora i 400 punti, mentre quello tra Italia e Spagna aumenta ancora. E ora, contrariamente a qualche mese fa, sembra l’Italia il prossimo paese ad essere colpito da una crisi finanziaria epocale come quella greca. (Fonte: Adnkronos - Ansa)

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