martedì 22 novembre 2011

Salute: maxi-indagine Censis sui malati di cancro; le lunghe cure compromettono il lavoro, fino a perderlo

di Marina Ranucci
Il mostro del cancro incombe anche sul lavoro di chi ne è ammalato. Infatti, l’80% dei malati di tumore perde il lavoro a causa delle lunghe cure che deve affrontare. Il dato emerge dalla prima maxi-indagine del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) sui malati oncologici in collaborazione con la Favo (Federazione Italiana Associazioni di Volontariato in Oncologia). L’indagine ha coinvolto oltre 1.000 persone affette da cancro e 700 “caregiver”, ovvero coloro che si occupano di offrire cure ed assistenza alla persona malata. Il risultato è alquanto sconcertante: 8 malati su 10, oltre a dover affrontare le conseguenze di una grave patologia e delle lunghe cure che essa comporta, si ritrova a subire un brusco cambiamento anche sul fronte economico-lavorativo.
Si è stimato che oggi in Italia sono oltre 274mila gli individui, che nel corso della loro vita a causa di un tumore, hanno perso il lavoro, sono stati costretti a dare le dimissioni o cessare la propria attività lavorativa autonoma. Una patologia quindi, quella oncologica che si può dire, sconvolge letteralmente la vita: le lunghe e dolorose cure da affrontare comportano un serie di effetti collaterali anche gravi come fragilità, debolezza e perdita di forze, dolori atroci e disturbi fisici, e solo nei migliori dei casi apatia, ansia e facilità alla commozione. Effetti che si impattano sulla quotidianità e di conseguenza comportano difficoltà nel continuare regolarmente il proprio lavoro. Tutta questa situazione si riversa ovviamente sui familiari degli ammalati che spesso sono i veri e propri “caregiver”. La ricerca ha infatti stimato che l'82,5% dei pazienti oncologici può contare su una persona di riferimento per l'assistenza, che nella maggior parte dei casi è un familiare, in particolare le mogli e i conviventi (62,3%) sono quelli che prestano le cure necessarie con un impegno quotidiano anche notturno; ed è alta anche la quota di anziani che assistono altri anziani: quasi un terzo dei “caregiver” infatti è over 65. In questo momento storico, la speranza di ammalati e familiari viene riposta nelle nuove terapie, che negli ultimi dieci anni hanno ridotto la loro durata da 17 mesi a 4 mesi. La crisi economica ed i tagli alla sanità, purtroppo, minacciano l’innovazione e la sperimentazione di nuove cure. I diretti interessati però credono che i tagli ai bilanci pubblici ostacoleranno anche l'accesso alle cure intelligenti: infatti il 29,5% degli intervistati ritiene che a causa delle difficoltà di bilancio della sanità, si limiteranno la disponibilità di terapie più efficaci e sicure. «Il tumore è una patologia sociale di massa – afferma Giuseppe De Rita, Presidente del Censis – perché se colpisce la salute delle persone e chiede una risposta medica e assistenziale all'altezza, coinvolge anche la vita delle persone, i ruoli sociali, l'insieme delle attività e le relazioni». E l’unica risposta certa ed immediata sembra arrivare solo dal mondo del volontariato. Secondo Francesco De Lorenzo, Presidente della Favo: «Ancora una volta è il volontariato oncologico a supplire a gravi carenze delle istituzioni, non soltanto con servizi mirati, quali accompagnamento, riabilitazione, informazioni personalizzate e sostegno psicologico, ma anche attraverso la sollecitazione e l'ottenimento di norme legislative per la tutela sul lavoro». (Dati rilevati: Adnkronos)

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