giovedì 15 dicembre 2011

Sovraffollamento, tubercolosi e suicidi: ecco il dramma delle carceri italiane

di Jacopo Di Bonito
Due suicidi in meno di una settimana, 540 detenuti per 324 posti disponibili e ben 54 agenti di polizia penitenziaria in meno rispetto alla pianta organica. L’emergenza nel penitenziario Buoncammino di Cagliari è  totale. La situazione, tutt’altro che rosea del carcere sardo, sembra essere diventata uno status di assoluta normalità per le prigioni italiane. Le condizioni di vita sono  al limite della sopravvivenza. L’emergenza, dovuta al sovraffollamento delle celle, è drammatica.   A togliersi la vita questa volta è stato un giovane algerino, Feres Chanachb, di 25 anni, che si è impiccato nella sua cella nel centro clinico del Buoncammino. A nulla sono serviti i tentativi di rianimarlo effettuati dal personale medico, che hanno solo potuto accertare il decesso avvenuto.
Quella che sembra essere l’ennesima morte evitabile, riapre nuovamente il capitolo sulla condizione dei detenuti nelle carceri italiane. “La situazione delle prigioni, con quasi 68mila detenuti, è esplosiva e rischia di precipitare”, avvertono i sindacati della polizia penitenziaria e dei direttori degli istituti.
Nella stessa direzione vanno le parole dell’Associazione Antigone che ha dichiarato : “Bisogna ricorrere ad un decreto legge per varare d’urgenza provvedimenti che consentano di incidere subito sul sovraffollamento”. Le misure potrebbero arrivare già venerdì prossimo in Consiglio dei ministri, alla vigilia della visita del Papa a Rebibbia alla quale parteciperà anche il ministro della Giustizia Severino, che ha dichiarato di voler puntare sul maggior ricorso alle misure alternative al carcere, come l’allargamento della detenzione domiciliare, ma anche all’estensione dell’istituto della messa alla prova anche agli adulti. Il ministro ha inoltre parlato dell’introduzione di una “carta dei diritti per i detenuti” che possa così “vigilare” sulle condizioni di vita degli stessi.
Ciò che preoccupa gli operatori del settore sono soprattutto le condizioni sanitarie dei penitenziari. Secondo l’ex ministro della salute Umberto Veronesi, chi vive in carcere ha una probabilità 30 volte superiore alla media di contrarre la tubercolosi. ” 'Riempire le prigioni – ha concluso Veronesi - è una perversione del potere dello Stato e questo ricade come un macigno sulla salute dei detenuti, costretti a lottare contro malattie trasmesse a causa delle precari condizioni igienico-sanitarie nelle quali vivono”.
Insomma, le carceri italiane non sono posti sicuri. Il sovraffollamento e le precarie condizioni igienico-sanitarie a volte spaventano i detenuti più della reclusione stessa.



Nessun commento:

Posta un commento