martedì 24 gennaio 2012

PRIMO PIANO - Liberalizzazioni, sciopero tir e benzinai

L’Italia si blocca da nord a sud
di Jacopo Di Bonito
In queste ore in Italia l’effetto “liberalizzazioni” si fa sentire, eccome. L’intero Paese è incastrato in un maxi ingorgo di auto, moto e persone a piedi con tanto di tanica alla ricerca di un litro di benzina. Altro che liberalizzazioni, l’Italia è stata quasi occupata militarmente. Le forze dell’ordine sono state impegnate tutto il giorno per presidiare dinanzi agli ultimi distributori e mentre scriviamo l’emergenza esplode il tutto il suo clamore. Le rivendicazioni degli autotrasportatori, dei benzinai non sono in discussione, è in discussione il metodo di protesta. Autoambulanze senza benzina, taxi in sciopero e ammalati costretti a ricorrere all’arte dell’arrangiarsi per spostarsi. Questa la fotografia della situazione.
“I gestori confermano la proclamazione di un pacchetto di 10 giorni di sciopero degli impianti di distribuzione dei carburanti, sulla rete ordinaria e autostradale, la cui articolazione sarà successivamente definita per evitare di aggravare l’attuale stato di forti tensioni e disagio sociale”. Con questo comunicato, diramato intorno alle 16, la Faib e Fegica protestano contro la mancata liberalizzazione della distribuzione carburanti da parte del Governo e chiedono al Parlamento di varare una riforma per liberare il settore dal controllo assoluto dei monopolisti petroliferi e consentire prezzi dei carburanti più bassi su tutta la rete distributiva.
“Il decreto del Governo – si legge nel comunicato della Faib e Fegica - non solo non liberalizza il settore dei carburanti e ne conferma i vincoli che ingessano forniture e prezzi, ma autorizza le compagnie petrolifere a saltare la mediazione della contrattazione collettiva nella fissazione del margine dei gestori e a cacciarli dai loro impianti per sostituirli con le macchinette self service, aperte per 24 ore al giorno”.
In ogni caso, bisogna far presto. I serbatoi delle auto si stanno velocemente svuotando, così come le cisterne delle stazioni di servizio. Tutti alla ricerca di carburante, che non c’è più.
“Il 95% degli impianti napoletani è rimasto a secco, e si prevede che l’emergenza non rientri prima di giovedì”. Il vice Presidente Nazionale Vicario della Federazione italiana gestori impianti stradali carburante Confcommercio, Enzo Mosella, spiega così quanto accaduto quest’oggi sulle strade napoletane ed italiane. “Purtroppo la situazione è critica anche perché il tutto è capitato a ridosso del fine settimana - spiega Mosella - gli impianti solitamente vengono caricati di venerdì, quindi si è arrivati alla ressa già con pochissimo carburante disponibile”. La situazione è questa: “Noi abbiamo inoltrato gli ordini per via telematica ma al momento non c’è stata alcuna evasione. Le uniche speranze sono legate agli impianti di qualche piccolo comune, lì c’è ancora qualche disponibilità. Quanto al resto, siamo alla fine”.
Quando il dramma è comune, il panico diventa generale. Dalle prime ore di questa mattina le stazioni di servizio, quelle ancora aperte, sono state prese d’assalto dagli automobilisti. Prezzi del carburante lievitati e file chilometriche ai distributori, la tensione in strada è già oltre il limite di sopportazione. Le notizie che arrivano in queste ultime ore non sono confortanti. Dal Trentino alla Sicilia non c’è più benzina.
Lo sciopero degli autotrasportatori e dei benzinai sta assumendo proporzioni catastrofiche, del resto, se manca il carburante le aziende chiudono, i supermercati sono vuoti e la circolazione è inesistente. Non si potrà più né andare, né venire. La società civile rischia così di bloccarsi definitivamente, e tutto per appena qualche litro di benzina. Appare d’obbligo una riflessione.



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