venerdì 27 gennaio 2012

Tasigna, il nuovo farmaco di “prima linea” contro la leucemia

Il Tasigna è da oggi
disponibile anche in Italia

di Jacopo Di Bonito
Leucemia mieloide, in Italia la sopravvivenza alla malattia è passata dal 20% all'80% negli ultimi 10 anni.  La leucemia mieloide cronica Ph+, che colpisce nel nostro Paese circa 700 nuovi pazienti ogni anno, potrà essere curata con Tasigna (nilotinib), farmaco sviluppato da Novartis per il trattamento di “prima linea” della terribile malattia. L’approvazione, dopo attenti studi sul farmaco, è finalmente è arrivata.
“Anche il follow up a 36 mesi - commenta Giuseppe Saglio, professore ordinario di Medicina interna ed ematologia dell’università di Torino, Ospedale Universitario S. Luigi Gonzaga di Orbassano - ha confermato come il trattamento con nilotinib garantisca risposte molecolari complete che raggiungono il 30% a tre anni nei pazienti trattati con nilotinib 300 mg due volte al giorno, rispetto al 15% che si ottiene con imatinib 400 mg al giorno”.
Il target è quindi raddoppiato, e con esso anche le possibilità di guarigione. “La risposta positiva di questo tipo di farmaco - spiega il professore - è importante perché oggi sappiamo che questo è il presupposto per avere una sempre maggiore percentuale di pazienti che potranno prima o poi smettere la terapia e considerarsi definitivamente guariti”.
L’approvazione del farmaco si basa sui dati dello studio di Fase III ENESTnd in cui nilotinib ha dimostrato di superare imatinib nell’ottenere non solo percentuali più elevate di risposta molecolare, ma anche più complete, riducendo, inoltre, in modo significativo la progressione della malattia.
“La Lmc è uno dei quattro tipi di leucemia più comune - afferma Michele Baccarani, professore di Ematologia, direttore dell’Istituto di Ematologia Università di Bologna – e l’incidenza della malattia è pari a circa 10-15 nuovi casi per milione per anno. Con l'introduzione delle nuove terapie – conclude l’esperto -  la sopravvivenza a 10 anni è passata dal 20% all'80% e la fase cronica della malattia si è prolungata a scapito delle fasi accelerata e blastica, incrementando sempre più l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da questa malattia”.
Ma Novartis è riuscita a fare di più. L’intero protocollo per ogni singolo paziente non prevede solo la prescrizione del farmaco, ma anche tutta una nuova “vicinanza” al malato per la comprensione della patologia, la standardizzazione del metodo di misura della risposta alla terapia e la definizione di nuovi approcci per la gestione complessiva della Lmc. L’iniziativa, dal nome “Patch to cure”, mira quindi a non lasciare soli migliaia di pazienti, costretti a vivere ogni giorno, come se fosse l’ultimo.

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