Il debito verso il sistema sanitario sale a
12 miliardi di euro
di Valeria Pollio
Il deficit pubblico ha travolto anche le piccole aziende farmaceutiche dell’Eurozona, le quali si sono ritrovate a dover fare i conti con i ritardi nei pagamenti dei medicinali rimborsati nei settori della sanità pubblica. Il circolo vizioso ha prodotto, nel giro di poco tempo, un forte indebitamento, pari a circa 12 miliardi di euro. E’ il Financial Times, questa volta, a mettere il dito nella piaga, svelando la disastrosa situazione in cui versa il settore farmaceutico di Paesi come la Grecia e Spagna, che hanno sentito maggiormente il peso della crisi economica.
Per fronteggiare la crisi alcune case farmaceutiche hanno tentato di modificare le pratiche commerciali. La tedesca Merck KgAa ha introdotto per esempio il pagamento in contanti alla consegna, secondo quanto riferito dal responsabile dei prodotti farmaceutici Stefan Oschmann. Per Simon Lowth, Chief Financial Officer dell'anglo-svedese AstraZeneca, anche è stato avvertito un miglioramento dopo che la Grecia ha pagato gran parte del suo debito nel 2010 sotto forma di obbligazioni governative, il debito risulta nuovamente consistente. Per tale ragione l'azienda sta negoziando per compensare le recenti riduzioni di prezzo con i debiti non pagati per ridurre le perdite. Altra dichiarazione è quella di Joe Jimenez, amministratore delegato di Novartis, secondo il quale l’azienda “sta guardando con molta attenzione una potenziale modifica degli incentivi”. Ciò vuol dire che lo staff commerciale non verrà più pagato solamente in base alle vendite, ma anche della capacità di “battere cassa”. Il Financial Times ha delineato un quadro d’insieme anche delle piccole industrie farmaceutiche italiane, anch’esse sull’orlo del baratro. Alcune piccole aziende italiane, secondo il giornale, cercano acquirenti o partner, oppure come la spagnola Almirall, hanno intensificato gli sforzi per diversificare il business in nuove regioni o dedicandosi a prodotti più redditizi. Altre ancora si sono rivolte alle banche per avere prestiti. Sta di fatto che questo “è un momento di austerità, ma non è la fine del mondo” - ha dichiarato Sir Andrew Witty, Ceo di GlaxoSmithKline -. “In ogni caso - conclude - siamo molto più concentrati sul nostro debito rispetto a due anni fa”.
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