martedì 17 gennaio 2012

PRIMO PIANO - Il Comandante è l'ultimo ad abbandonare la nave. Una regola marinara che Francesco Schettino, comandante di Costa Concordia. non ha rispettato. L'Italia si vergogna

Ecco la telefonata che ha fatto il giro del mondo. Il comandante del Concordia al telefono con la
Marina Militare che gli ordina di risalire a bordo


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Concordia, arresti domiciliari per Schettino
di Jacopo Di Bonito
“Ero io al comando della nave al momento dell’impatto con lo scoglio”. Francesco Schettino conferma al gip quanto detto al pm nel primo interrogatorio subito dopo la manovra disastrosa che venerdì notte ha causato il naufragio della nave da crociera ‘Concordia’, causando 11 morti e 22 dispersi. Sta di fatto che il comandante,  durante l’interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo, nega di aver abbandonato la nave prima degli altri passeggeri. Anzi, si difende affermando: “Ho salvato, centinaia, migliaia di persone”. Un’affermazione che pare cozzare completamente con quanto emerso dalla conversazione resa pubblica da Il Corriere della Sera (ascolta l’audio). Ora Schettino è agli arresti domicialiari.  Intanto l'ennesima e sconcertante giornata di ricerche si è appena conclusa sulle coste del Giglio. Il bilancio definitivo delle vittime parla da solo: cinque cadaveri recuperati nella poppa della nave. All’interno del Concordia, la vita, non esiste più.  Pochi minuti fa, con l’arrivo del buio, gli uomini del Saf hanno ricevuto l'ordine di sospendere le le ricerche. Anche oggi i soccorritori hanno compiuto un lavoro estenuante. In mare dalle prime luci dell’alba, i sub si sono introdotti nuovamente nella pancia della nave, facendosi largo con le cariche esplosive. Ma dal relitto sono giunte solo notizie di morte.

Intanto sull’isola si contano i dispersi. L’unità di crisi continua monitorare la situazione. C’è da evitare che ancora si riproponga il valzer dei numeri, straziante, in un momento come questo. Ad oggi, al moneto i cui scriviamo, il numero dei dispersi, sottraendo i cinque cadaveri rinvenuti in mattinata ed un turista tedesco rintracciato in Germania, scende quindi a 22 persone, intrappolate ancora nello scafo.
Una telefonata tra Gregorio De Falco, ufficiale della Capitaneria di Porto di Livorno ed il capitano del Concordia Francesco Schettino, non lascia spazia a dubbi o interpretazioni. Il capitano della Costa ha abbandonato la nave, rifiutandosi di risalire a bordo anche dinanzi al comando di un suo superiore. Ecco la cronaca di quei drammatici istanti.
Nei minuti del terrore, l’ufficiale livornese ordina a Schettino di risalire sulla nave, vergognosamente abbandonata. Il comandante del Concordia sembra non avere alcuna intenzione di risalire sullo scafo che si sta velocemente inabissando, ed infatti così farà. Eppure questa mattina, davanti alla magistratura di Grosseto, Schettino si è difeso così: “la nave dopo l’urto con lo scoglio ha avuto uno sbandamento di 90 gradi. Non potevo risalire a bordo”. Ma la telefonata, lo smentisce.
“Non è la prima volta che i comandanti di navi in situazioni di difficoltà tendono a sminuire e ad essere per così dire silenziosi e reticenti”. Gregorio De Falco, capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, ha quasi 20 anni di esperienza e sa bene come ci si deve comportare in mare. Venerdì sera era a capo della sala operativa della Capitaneria e coordinava un team di cinque persone, “il migliore che potessi avere - dice De Falco - nonostante ciò non siamo riusciti a portare a termine fino in fondo il nostro dovere, quello di salvare tutti. La mia vocazione è il soccorso e non sono soddisfatto se non porto tutti a casa. Purtroppo – conclude l’ufficiale -  ci sono stati dei morti”.
A 96 ore dal disastro, “il gigante di ferro”, giace, disteso su un fianco. Dall’Olanda sono giunti gli specialisti ai quali toccherà l’ingrato compito di pompare il gasolio fuori dai serbatoi del Concordia. La lotta per evitare, anche il disastro ambientale è appena incominciata. Non c’è un minuto da perdere.

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